Una coppia in crisi a causa della perdita del lavoro di lui.
Tutto parte da qui, e si porta dietro i temi del precariato (principalmente), della mezza età, dei rapporti genitori-figli, e quindi della contemporaneità.
Il film è ben girato e ben scritto, gli attori bravissimi.
In particolare ho individuato tre pregi:
- il film offre la descrizione di un cambio di stato sociale, dall' agiatezza in cui la famiglia si trova fino a che Michele (antonio Albanese), co-proprietario di un' impresa cantieristica, non viene estromesso dagli altri due soci accusato di avere
troppi ideali e poca concretezza all' insicurezza e allo sbandamento di un presente senza futuro e senza certezza, con molti amici che voltano senza troppi rimorsi le spalle e l' orgoglio che frena (soprattutto lui) le seguenti offerte di lavoro, decisamente meno "nobili", nonché l' ostentato mascheramentodelle condizioni reali, nascondendosi dietro il
tornerà tutto come prima.
- le diverse reazioni dei due protagonisti: subito reattiva Elsa (Margherita Buy), arrendevole e disfattista Michele, molto reali, molto sincere
- l' essere un film necessario, e il primo concreto esempio di film sul precariato, tema quanto mai d' attualità.
Tuttavia c' è anche un appunto da fare. Se infatti quest' ultimo come ho detto è un pregio, può anche rivelarsi uno svantaggio.
La pellicola infatti non esce mai dal solco del
film d' attualità, non avendo la ricchezza di linguaggi di un
Roma Città Aperta, la poesia di un
Umberto D, la sperimentazione di un
Von Trier, né la netta presa di posizione di un
La classe operaia, rischiando di essere così legato ad un preciso momento storico a puro valore di testimonianza.
C' è comunque da sollevarsi, a notare che in Italia, qualcuno si accorge che
non è tutto rose e fiori, e che il cinema, oltre a far passare il tempo può anche far riflettere e confrontarsi.
E certo aiuta la scelta dell' ambientazione, Genova, meravigliosamente affrescata in toni crepuscolari.