Decamerone
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«Umana cosa è aver compassione degli afflitti» | |
(G. Boccaccio, Decamerone, incipit proemio) |
Il Decamerone, o Decameron (dal greco antico, deca = dieci; emeron = di giorni) è una raccolta di novelle scritta nel Trecento da Giovanni Boccaccio.
Il libro narra di un gruppo di giovani che, trattenendosi fuori città (per dieci giorni, appunto) per sfuggire alla peste nera, raccontano a turno le novelle, di taglio umoristico e con frequenti richiami all'erotismo bucolico del tempo. Per quest'ultimo aspetto, il libro fu tacciato di immoralità o di scandalo, e fu in molte epoche censurato o comunque non adeguatamente considerato nella storia della letteratura.
Il Decamerone fu anche ripreso in versione cinematografica da diversi registi, fra i quali Pier Paolo Pasolini.
La struttura
All'interno del Decameron, Boccaccio immagina come, durante il periodo in cui la peste devasta Firenze (1348), una brigata di tre ragazzi e sette fanciulle tutti di elevata condizione sociale decidano di cercare una possibilità di fuga dal contagio spostandosi in campagna. Qui questi dieci giovani trascorrono il tempo secondo precise regole, tra canti, balli e giochi. Notevole importanza, come vedremo dopo, assumono anche le preghiere. Questi per occupare le prime ore serali decidono di raccontare una novella ciascuno secondo precisi rituali quali l'elezione quotidiana di un re che fisserà il tema di giornata a cui tutti gli altri narratori dovranno ispirarsi nei loro racconti ad eccezione del solo Dioneo al quale è concesso di non rispettare il tema delle giornate. La prima e la nona giornata hanno un tema libero. Inoltre Boccaccio cura molto ogni piccolo particolare; per esempio già dalla scelta dei nomi possiamo capire quale sia il carattere e la funzione del personaggio: Dioneo letteralmente dal latino significa "Dio Nuovo" quindi allude al significato di una vita diversa ed infatti è il ragazzo ribelle della brigata; oppure, ancora, Panfilo, che dal greco significa "Tutto Amore", racconterà spesso novelle piene di carica erotica. Tutti insieme questi personaggi riflettono poi il vero carattere dell'autore.
Il titolo
Decameron deriva dal greco e letteralmente significa "di dieci giorni" e si rifà all'Exameron di Sant'Ambrogio. In realtà il tempo in cui questi giovani stanno in campagna è di 14 giorni poiché il venerdì è dedicato alla preghiera e il sabato alla cura personale delle donne.
La follia nel Decamerone
Nel Decamerone il tema della follia compare a più riprese intrecciandosi inevitabilmente con altre tematiche, come quelle della beffa, dello scherno, della burla. Uno degli aspetti più interessanti, però, è quello della follia per amore per la quale spesso uno dei due amanti giunge fino alla morte.
La concezione della vita morale nel Decamerone si basa sul contrasto tra Fortuna e Natura, le due ministre del mondo (VI,2,6). L'uomo si definisce in base a queste due forze: una esterna, la Fortuna (che lo condiziona ma che egli può volgere a proprio favore), l'altra interna, la Natura, con istinti e appetiti che deve riconoscere con intelligenza. La Fortuna nelle novelle appare spesso come evento inaspettato che sconvolge le vicende, mentre la Natura si presenta come forza primordiale la cui espressione prima è l'Amore come sentimento invincibile che domina insieme l'anima e i sensi, che sa ugualmente essere pienezza gioiosa di vita e di morte.
L'amore per Boccaccio è una forza insopprimibile, motivo di diletto ma anche di dolore, che agisce nei più diversi strati sociali e per questo spesso si scontra con pregiudizi culturali e di costume. La virtù in questo contesto non è mortificazione dell'istinto, bensì capacità di appagare e dominare gli impulsi naturali.
Durante tutta la IV giornata vengono narrate novelle che trattano di amori che ebbero infelice fine: si tratta di storie in cui la morte di uno degli amanti è inevitabile perché le leggi della Fortuna trionfano su quelle naturali dell'Amore. All'interno della giornata, le novelle 3, 4 e 5 rappresentano un trittico che illustra in modi diversi l'amore come follia. L'elemento che le accomuna è la presenza dell'elemento Fortuna coniugato come diversità di condizione sociale: prevale infatti la tematica dell'amore che travalica le leggi della casta e del matrimonio, che diventa una follia sociale e motivo di scandalo.
Un esempio è costituito dalla Vª novella della IVª giornata, ovvero la storia di Lisabetta da Messina e il vaso di basilico. In questa novella si sviluppa il contrasto Amore/Fortuna: Lorenzo è un semplice garzone di bottega, bello e gentile, con tutte le qualità cortesi per suscitare l'amore; Lisabetta, che appartiene a una famiglia di mercanti originaria di San Gimignano, incarna l'energia eroica di chi resiste all'avversa fortuna solo con la forza del silenzio e del pianto; i tre fratelli sono i garanti dell'onore della famiglia, non tollerano il matrimonio della sorella con qualcuno di rango inferiore. Sono costretti ad intervenire per riportare le cose in ordine e per ristabilire l'equilibrio sovvertito dalla pazzia amorosa di Lisabetta.
La cornice
L'opera è tutta attorniata da una cornice narrativa. Questa è tutto ciò che si trova al di fuori delle novelle ed in modo particolare: la Firenze degradata dalla peste in contrapposizione con il gruppo di dieci giovani di elevata condizione ritiratisi in campagna per trovare scampo dal contagio. È per questo che Boccaccio all'inizio dell'opera fa una lunga e dettagliata descrizione della malattia che colpì Firenze nel 1348 (ispirata quasi interamente a conoscenze personali ma anche all'Historia Langobardorum di Paolo Diacono) che, oltre a decimare la popolazione, distrugge tutte quelle norme sociali, quegli usi e quei costumi che tanto gli erano cari. Al contrario, i giovani creano una sorta di realtà parallela quasi perfetta per dimostrare come l'uomo, grazie all'aiuto delle proprie forze e della propria intelligenza, sia in grado di dare un ordine alle cose, che poi sarà uno dei temi fondamentali dell'Umanesimo. In contrapposizione al mondo uniforme di questi giovani si pongono, poi le novelle che hanno vita autonoma: la realtà presentata è quella mercantile e della borghesia che rappresentano l'eterogeneità del mondo e la nostalgia verso quei valori che via via stanno per essere distrutti per sempre; i protagonisti sono moltissimi ma hanno tutti in comune la determinazione di volersi realizzare per mezzo delle proprie forze. Tutto ciò quindi fa del Decameron un'opera unica poiché non è una semplice raccolta di novelle ma sono tutte collegate fra di loro attraverso questa cornice formando una sorta di romanzo..
Le Novelle
Nel Decameron sono presenti ben cento novelle che hanno un tema a seconda delle giornate.
Giornata I, la regina è Pampinea, a tema libero
Giornata II la regina è Filomena, il tema è quello delle avventure a lieto fine
Giornata III regna Neifile, si narra di chi una cosa a lungo desiderata ottiene o ritrova
Giornata IV il re è Filostrato, il tema è dato dagli amori infelici
Giornata V la regina è Fiammetta si ragiona sulla felicità raggiunta dagli amanti dopo avventure a casi straordinari
Giornata VI regna Elissa, il tema è quello dei motti spiritosi o pronti che evitano danno o scorno
Giornata VII regna Dioneo, si narra delle beffe fatte per amore o per paura dalle donne ai loro amanti
Giornata VIII regna Lauretta e si narra di qualunque tipo di beffa
Giornata IX la regina è Emilia, ciascuno racconta ciò che più gli piace
Giornata X sotto il regno di Panfilo si narra di chi, con cortesia e magnanimità ha avuto avventure d'amore o di altro genere
Cinema
Diversi registi hanno realizzato una versione cinematografica del Decamerone. Nel 1971 il poeta Pier Paolo Pasolini girò un film in cui vengono narrati nove racconti ispirati a quest'opera (Decameron)
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